Calcio e maleducazione

martedì 25 febbraio 2014

L'Alta Corte di giustizia del CONI ha respinto il ricorso della Roma contro le sanzioni per i cori anti Napoletani.

La vicenda non poteva che concludersi in questa maniera. Il rapporto degli Ispettori Federali non si presta a diverse interpretazioni . Tutti i settori incriminati avevano intonati gli antipatici coretti inneggianti al Vesuvio e non era certo possibile fare finta di non sentirli.
Una macchia per i tifosi della Roma che rischiano di vanificare il bel campionato che la squadra giallorossa sta disputando.

Ancora una volta vengono alla ribalta i mali endemici del calcio italiano e l'incapacità della classe dirigente del mondo del pallone a trovare rimedi.


Di fatto gli stadi italiani sono in mano a sparuti gruppi di esaltati che decidono delle sorti di una squadra approfittando proprio di regole fatte apposta per favorirli.

Le famiglie o i tifosi pacifici preferiscono stare lontani dagli stadi: troppi pericoli, troppe persone poco raccomandabili, troppa violenza.

Le società ora sono lontane dagli ultras, ma recente è il  passato che vedeva gruppi estremi del tifo vicini alle squadre e ai loro tesserati.

Questo mondo che si è alimentato di sovvenzioni, sponsorizzazioni e gratifiche non vuole scomparire. Gli interessi sono altissimi e grande è il potere ricattatorio che questi pseudo tifosi hanno nei confronti delle società.


Oggi basta poco, è necessario intonare un bel Vesuvio lavali col fuoco ed ecco che arriva il danno alla società sotto forma di pene pecuniarie e squalifiche.

Come spesso succede in Italia i colpevoli non pagano perché è più che probabile che riescano ad andare allo stadio lo stesso in altri settori, magari con qualche biglietto omaggio.

La norma che ha portato alla squalifica dei tre quarti dell'Olimpico è sicuramente da cambiare non per il fine nobile della stessa, che era quello di sanzionare il razzismo, la discriminazione e l'intolleranza, ma perchè essa è diventata strumento di ricatto in mano ai tifosi.


Una grande sconfitta per il movimento calcistico italiano che dovrà dall'anno prossimo sopportare cori e coretti, discriminazioni e violenze verbali. D'altra parte anche la tessera del tifoso è stata un fallimento.
Ci vuole più forza e più determinazione da parte della Federazione del Coni e da parte delle stesse società che non dovrebbero tollerare certi tipi di atteggiamento.
Educare il tifo è un compito che tutti gli addetti ai lavori dovrebbero prendere come un impegno morale.
Difficile anche questo: molti calciatori hanno idee vicine a quelle degli Ultras e lo testimoniano gli interventi, alcuni veramente improvvidi, come l'ultimo di Meggiorini a commento dell'operato di Rizzoli nel derby.

Che dire?

Il calcio diventerà sempre di più virtuale con i tifosi che  assisteranno alle partite solo davanti alla tv. Gli spettatori, quelli veri li vedremo solo all'estero in Inghilterra e in Germania e ci domanderemo perché?

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