Liverpool, dal trionfo alla crisi: 500 milioni spesi, un titolo in bacheca e il peso del lutto Jota

lunedì 24 novembre 2025 | 0 commenti

 Campioni d’Inghilterra ma in difficoltà: dentro la crisi del Liverpool di Arne Slot

Liverpool fc


Un anno fa, il Liverpool sfilava per le strade della città con il pullman scoperto, Premier League in mano e la sensazione di essere tornato definitivamente nell’élite del calcio europeo. Il primo titolo dell’era Arne Slot, il ventesimo della storia del club, sembrava l’inizio di un nuovo ciclo vincente, non la fine di uno. Wikipedia+1

Oggi il quadro è quasi capovolto:

  • campione in carica,

  • mercato estivo da record assoluto,

  • eppure una squadra che fatica, incassa sconfitte pesanti e dà l’impressione di essere psicologicamente svuotata, con Anfield che passa dalla festa all’inquietudine. Wikipedia+2Sky Sports+2

In mezzo, un evento che ha segnato in profondità il club: la morte improvvisa di Diogo Jota in un incidente d’auto, con il Liverpool costretto a trasformare una delle sue bandiere offensive in un lutto collettivo, tanto da decidere di ritirare la maglia numero 20. Wikipedia+1

Questo non è solo un calo tecnico: è una crisi complessa, dove entrano in gioco tattica, mercato, pressione da campioni in carica e trauma emotivo.


1. Da campioni d’Inghilterra a squadra in difficoltà

La stagione 2024-25 è stata perfetta nella sua logica:

  • primo anno di Slot,

  • adattamento velocissimo al nuovo sistema,

  • Salah devastante in zona gol,

  • una squadra capace di segnare in ogni partita esterna di campionato e chiudere al primo posto davanti all’Arsenal. Wikipedia+1

Quella cavalcata ha creato però un effetto collaterale: alzare l’asticella delle aspettative a un livello quasi irraggiungibile.

Quando vinci il campionato con un allenatore nuovo, l’ambiente dà per scontato che quello sia il nuovo standard minimo. Qualsiasi cosa al di sotto del primato viene percepita come un fallimento. E questo genera una pressione enorme su staff e giocatori.


2. Un mercato faraonico che aumenta la pressione

Nell’estate 2025, il Liverpool non si è limitato a ritoccare la rosa: ha fatto una rivoluzione di lusso.

Sono arrivati, tra gli altri: Wikipedia+2Sky Sports+2

  • Florian Wirtz: trequartista/genio offensivo, uno dei talenti più ambiti d’Europa.

  • Jeremie Frimpong: esterno offensivo travestito da terzino, velocità e gamba.

  • Milos Kerkez: terzino sinistro moderno, atletico, aggressivo.

  • Giorgi Mamardashvili: portiere di altissimo profilo internazionale.

  • Hugo Ekitike: attaccante giovane e costoso, chiamato a esplodere ad Anfield. The Guardian+1

  • Alexander Isak: il colpo più rumoroso, pagato oltre 120 milioni di sterline, record britannico. Wikipedia+2Sky Sports+2

Spesa complessiva: circa 500 milioni di euro, con il Liverpool in testa alla classifica dei club più spendaccioni in Europa. Wikipedia+2Sky Sports+2

Questo tipo di mercato manda un messaggio chiaro:

“Non siamo solo campioni, vogliamo restarlo a lungo.”

Ma c’è un rovescio della medaglia:

  • il tempo di adattamento dei nuovi,

  • lo stravolgimento degli equilibri di spogliatoio,

  • il rischio di perdere identità in mezzo a tanti innesti.

E se i risultati non arrivano subito, l’etichetta da “squadra da 500 milioni” si trasforma in un boomerang mediatico.


3. Il trauma della morte di Diogo Jota

Nel mezzo di questa rivoluzione tecnica ed economica, arriva la tragedia: Diogo Jota muore in un incidente d’auto il 3 luglio 2025. Wikipedia+1

Il club reagisce con un gesto fortissimo:

  • ritiro definitivo del numero 20,

  • tributi continui,

  • messaggi ufficiali che parlano di “famiglia devastata”.

Per lo spogliatoio non è solo la perdita di un compagno di squadra:

  • è la scomparsa di un amico,

  • di un volto quotidiano dei loro allenamenti,

  • di un protagonista della corsa al titolo precedente.

La psicologia dello sport è chiarissima: eventi traumatici di questo tipo possono minare concentrazione, motivazione, senso di sicurezza per mesi. Gli studi sulla “trauma exposure” negli atleti mostrano cali di performance significativi dopo lutti o eventi scioccanti interni al gruppo.

In altre parole: non puoi chiedere alla stessa squadra, senza elaborare il lutto, di giocare come se nulla fosse.


4. Tattica e identità: Slot tra evoluzione e confusione

Il Liverpool di Slot è diverso dal Liverpool di Klopp:
meno caos organizzato, più struttura; meno “gegenpressing puro”, più costruzione manovrata. Wikipedia

La scorsa stagione tutto ha funzionato quasi subito, ma ora Slot è chiamato a fare un passo ulteriore: integrare campioni nuovi in un sistema già vincente.

Problemi chiave:

  • Florian Wirtz deve trovare la sua zona di comfort tra le linee senza togliere spazio creativo a Salah.

  • Isak ha bisogno di un contesto che lo serva negli ultimi 20 metri, non di un sistema che lo costringa a giocare spalle alla porta lontano dall’area.

  • Frimpong e Kerkez spingono tanto, ma questo apre buchi dietro se la transizione difensiva non è perfetta.

  • La difesa, privata di punti fermi come Jota in pressing alto e di riferimenti consolidati, appare più esposta, come dimostrano le sconfitte pesanti in campionato e coppa. Wikipedia

La sensazione è quella di una squadra a metà del guado: non più quella del passato, ma non ancora la versione definitiva che Slot ha in testa.


5. La tabella di marcia: perché l’11° posto fa così rumore

A rendere tutto più clamoroso è il contrasto:

  • da campioni in carica a metà classifica,

  • da macchina da punti a squadra che incassa 0-3 ad Anfield con avversari sulla carta inferiori. Wikipedia

In Premier League non sei mai al sicuro:

  • gli investimenti degli altri club sono enormi,

  • ogni passo falso viene amplificato,

  • ogni crisi viene raccontata come “fine di un ciclo” anche quando si tratta solo di una fase di transizione.

Per il Liverpool, però, c’è un elemento in più:
la narrazione pubblica è passata in pochissimi mesi da “nuovo ciclo d’oro” a “crisi da 500 milioni”.


6. Le possibili cause della crisi (tecniche e psicologiche)

Riassumendo, la crisi del Liverpool oggi sembra avere tre radici principali:

  1. Pressione da campioni in carica

    • Qualsiasi risultato diverso dal dominio viene percepito come deludente.

  2. Squadra rivoluzionata in poco tempo

    • Tanti nuovi volti, gerarchie da ricostruire, meccanismi da oliare.

  3. Shock emotivo per la morte di Jota

    • Lutto personale, vuoto tecnico, simbolico e umano nello spogliatoio. Wikipedia+1

A questo si aggiungono i classici fattori: infortuni, calendario intenso, nuove dinamiche tattiche da assimilare.


7. Crisi passeggera o inizio di una discesa?

È la domanda che tutti si fanno.

Gli elementi per una crisi passeggera ci sono:

  • rosa fortissima,

  • giocatori di enorme talento,

  • società solida,

  • allenatore con idee chiare.

Ma perché resti passeggera, la società dovrà:

  • dare tempo a Slot di integrare davvero i nuovi,

  • supportare psicologicamente lo spogliatoio dopo la tragedia Jota,

  • resistere alla tentazione di rivoluzionare ancora dopo ogni sconfitta.

Se invece scatterà il panico e si cercheranno capri espiatori (allenatore, singoli big), la crisi rischia di diventare strutturale.

Nazionale, una crisi senza fine

domenica 23 novembre 2025 | 0 commenti

La crisi della Nazionale Italiana di Calcio: analisi, cause e vie d’uscita 

La Nazionale italiana di calcio vive uno dei momenti più difficili della sua storia recente. Non è soltanto la mancata qualificazione diretta al prossimo Mondiale o la sconfitta cocente subita contro la Norvegia national football team a San Siro; è un disagio più profondo, che coinvolge sistema, mentalità, formazione, competenze e fiducia. In questo post analizzeremo i fatti dell’attualità, le cause principali del declino, le conseguenze per tutto il mondo del calcio italiano e – infine – alcune possibili vie di uscita.


1. Dove ci troviamo: lo stato attuale

Negli ultimi anni, la Nazionale ha perso continuità nei risultati. Mentre una volta l’Italia era considerata tra le favorite nelle competizioni internazionali, oggi si trova in bilico, addirittura a rischio di non partecipare ai FIFA World Cup 2026. ByoBlu - La TV dei Cittadini+3Famiglia Cristiana+3The Over Magazine+3

Un episodio simbolico: la sconfitta casalinga per 4-1 contro la Norvegia, uno dei momenti più critici. The Over Magazine Anche figure storiche come Gianluigi Buffon non si nascondono: «Paghiamo errori di vent’anni fa… stiamo vivendo un periodo di transizione e non abbiamo capito quale strada prendere». Sport Mediaset+1

In parallelo, emergono altri segnali:

  • Un sondaggio rileva che l’83% degli intervistati ritiene che la scarsissima presenza di giocatori italiani nella Serie A abbia un impatto negativo sulla Nazionale. Secolo d'Italia

  • Il dibattito sul sistema giovanile e sulla mancanza di coraggio nell’uso dei giovani è sempre più acceso. PianetaLecce+1

In sintesi: la crisi non è circoscritta alla panchina o a un ciclo sfortunato. È sistemica.


2. Le cause principali

Vediamo alcune delle cause più rilevanti del declino, con evidenze e riflessioni.

2.1 Mancanza di una visione di lungo termine

Secondo Buffon e altri addetti ai lavori, l’Italia ha vissuto sull’onda del successo (Mondiale 2006) senza costruire i presupposti per il futuro. «Ci siamo adagiati sulla nostra forza», dice Buffon. Sport Mediaset

Senza una pianificazione solida, le strutture, la formazione e le strategie si sono frammentate.
In un articolo si evocano «quasi vent’anni di storia che si ripete identica». Game of Goals

2.2 Sistema giovanile e crescita del talento

Molti osservatori sostengono che il problema non sia l’assenza di talento a priori, ma l’incapacità di farlo emergere e maturare. Famiglia Cristiana+1

Ad esempio:

  • Il tecnico Alessandro Di Francesco segnala che nei settori giovanili italiani si lavora troppo sulla tattica e sul fisico, poco sulla tecnica e sulla crescita del calciatore come individuo. PianetaLecce

  • Il sondaggio citato prima evidenzia che il reclutamento massiccio di stranieri nella Serie A impoverisce il bacino dei giovani italiani. Secolo d'Italia

In sostanza: un talento che non trova un percorso chiaro rischia di disperdersi.

2.3 Sovraccarico tattico e stilistico del calcio italiano

Un altro fattore è l’eccessivo focus sul tatticismo: difesa, schema, rigore, piuttosto che inventiva e libertà. In tempi in cui il calcio internazionale premia la velocità, l’ampiezza e la creatività, l’Italia appare “appesantita”. Famiglia Cristiana+1

Inoltre la scelta di giocatori dalla struttura fisica imponente sembra spesso prevalere rispetto alla destrezza tecnica riferita nei settori giovanili. PianetaLecce

2.4 Crisi di identità e mentalità

La sconfitta con la Norvegia ha messo in luce anche problemi psicologici: cali mentali, incapacità di gestire momenti critici della partita, mancanza di continuità. Sport Mediaset+1

Quando una squadra ha la storia, la tradizione e il peso dell’attesa, perdere terreno – anche solo psicologicamente – può essere fatale.

2.5 Ruolo della Serie A e del contesto club-nazionale

Il campionato italiano sta subendo un ridimensionamento rispetto ad altri campionati europei. Questo si riflette sul livello competitivo, sull’attrazione per i giovani, e sulle opportunità.
Il fatto che molti club preferiscano puntare su giocatori stranieri, a scapito del prodotto “italiano”, mina la base di partenza della Nazionale. Secolo d'Italia+1


3. Le conseguenze

Le implicazioni di questo declino sono molteplici, e riguardano non solo la Nazionale, ma l’intero ecosistema calcistico italiano.

  • Rischio non partecipazione al Mondiale (o nuovo flop ai playoff): perdere per la terza volta di fila l’accesso via qualificazione diretta sarebbe un danno enorme per immagine e progettualità. ByoBlu - La TV dei Cittadini+1

  • Disaffezione del pubblico: quando una Nazionale non dà motivi di entusiasmo, cresce la distanza emotiva.

  • Minor attrazione per i giovani: se non esiste un futuro credibile nella Nazionale, anche il talento può orientarsi altrove.

  • Effetto domino sul sistema calcistico nazionale: club, settori giovanili, sponsor e media risentono della debolezza della rappresentativa nazionale.

  • Ridimensionamento del prestigio internazionale: una volta l’Italia era un punto di riferimento, ora rischia di diventare “una nazionale fra tante”.


4. Cosa si può fare: proposte e riflessioni

Non è tutto perduto. Ecco alcuni spunti concreti per invertire la rotta.

4.1 Ripartire dal basso con pazienza

La ricetta indicata da Buffon e altri è chiara: «Ripartire dai ragazzi di 7-13 anni». Sport Mediaset
Questo significa:

  • Maggiore investimento nei settori giovanili.

  • Più allenatori formati sullo sviluppo tecnico individuale, meno solo tattica.

  • Creazione di percorsi di crescita che non siano frammentati o troppo orientati al risultato immediato.

4.2 Dare spazio ai giovani in Serie A e nei club

Se i giovani italiani non giocano nei club, difficilmente maturano per la Nazionale. Le squadre devono essere incentivate (anche moralmente) a dare fiducia ai giovani, anche con errori, perché è parte del percorso.
Come osservato da Di Francesco: «La fiducia non va data di default, si guadagna con gli atteggiamenti… Il coraggio deve stare da entrambe le parti». PianetaLecce

4.3 Modernizzare il modello di gioco

Serve un salto di mentalità: non basta “prendersi la partita” con schemi tradizionali, bisogna reinterpretare il calcio odierno. Questo non significa rinnegare il DNA difensivo italiano, ma integrarlo con fluidità, tecnica, creatività.
Ad esempio puntare su calciatori giovani dalle capacità tecniche e visione di gioco, piuttosto che solo struttura fisica.

4.4 Rafforzare il collegamento club–nazionale

La crisi della Nazionale Italiana di Calcio: analisi, cause e vie d’uscita

I club e la Federazione devono lavorare mano nella mano. Non basta che la Nazionale venga dopo; serve un progetto condiviso: stili di gioco simili, valorizzazione dei giovani, cultura della Nazionale.
La presenza di tanti stranieri nella Serie A è un segnale: serve equilibrio per garantire che la nazionale abbia un ampio bacino di talento. Secolo d'Italia

4.5 Creare stabilità tecnica e di progetto

Spesso le panchine, i modelli e le strategie cambiano troppo rapidamente: serve stabilità, coerenza, credibilità. Un ciclo di rinnovamento non si costruisce in poche settimane.
Come sottolineato da più fonti, sono errori del passato che pesano nel presente. Sport Mediaset+1


5. Un appello al tifoso e all’osservatore

Per il tifoso, per l’osservatore attento, per chi ama la Nazionale: questo è il momento di restare vicini. Non soltanto nei momenti di vittoria, ma soprattutto in quelli di difficoltà.
Perché la vera resilienza sportiva si misura anche nella capacità di tornare più forti dopo una crisi.

Quando la Nazionale tornerà competitiva, se lo farà partendo da una base solida, allora potremo dire che abbiamo assistito non solo a una “crisi temporanea”, ma a una vera ristrutturazione. E questo può restituire fiducia, identità e speranza.


6. Conclusione

La crisi della Nazionale italiana non va letta come un semplice “momento negativo”, ma come un segnale di allarme per tutto il movimento calcistico italiano. Le cause sono molte: dalla formazione dei giovani, alla mentalità, dal modello di gioco alla struttura del campionato. Le conseguenze sono tangibili: perdita di identità, ridotta competitività, mancanza di entusiasmo.

La buona notizia è che non è tardi per cambiare rotta. Ma serve volontà, tempo, strategia e pazienza. Il primo passo è riconoscere la realtà senza aggrapparsi a nostalgie o illusioni: guardare con lucidità cosa non ha funzionato e costruire un progetto nuovo.

Se tutto questo avverrà, potremo davvero sperare che la Nazionale torni al netto delle mode e dei riflettori, ma con la sostanza e la qualità che negli anni l’hanno resa grande.

 
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