Liverpool, dal trionfo alla crisi: 500 milioni spesi, un titolo in bacheca e il peso del lutto Jota

lunedì 24 novembre 2025 | 0 commenti

 Campioni d’Inghilterra ma in difficoltà: dentro la crisi del Liverpool di Arne Slot

Liverpool fc


Un anno fa, il Liverpool sfilava per le strade della città con il pullman scoperto, Premier League in mano e la sensazione di essere tornato definitivamente nell’élite del calcio europeo. Il primo titolo dell’era Arne Slot, il ventesimo della storia del club, sembrava l’inizio di un nuovo ciclo vincente, non la fine di uno. Wikipedia+1

Oggi il quadro è quasi capovolto:

  • campione in carica,

  • mercato estivo da record assoluto,

  • eppure una squadra che fatica, incassa sconfitte pesanti e dà l’impressione di essere psicologicamente svuotata, con Anfield che passa dalla festa all’inquietudine. Wikipedia+2Sky Sports+2

In mezzo, un evento che ha segnato in profondità il club: la morte improvvisa di Diogo Jota in un incidente d’auto, con il Liverpool costretto a trasformare una delle sue bandiere offensive in un lutto collettivo, tanto da decidere di ritirare la maglia numero 20. Wikipedia+1

Questo non è solo un calo tecnico: è una crisi complessa, dove entrano in gioco tattica, mercato, pressione da campioni in carica e trauma emotivo.


1. Da campioni d’Inghilterra a squadra in difficoltà

La stagione 2024-25 è stata perfetta nella sua logica:

  • primo anno di Slot,

  • adattamento velocissimo al nuovo sistema,

  • Salah devastante in zona gol,

  • una squadra capace di segnare in ogni partita esterna di campionato e chiudere al primo posto davanti all’Arsenal. Wikipedia+1

Quella cavalcata ha creato però un effetto collaterale: alzare l’asticella delle aspettative a un livello quasi irraggiungibile.

Quando vinci il campionato con un allenatore nuovo, l’ambiente dà per scontato che quello sia il nuovo standard minimo. Qualsiasi cosa al di sotto del primato viene percepita come un fallimento. E questo genera una pressione enorme su staff e giocatori.


2. Un mercato faraonico che aumenta la pressione

Nell’estate 2025, il Liverpool non si è limitato a ritoccare la rosa: ha fatto una rivoluzione di lusso.

Sono arrivati, tra gli altri: Wikipedia+2Sky Sports+2

  • Florian Wirtz: trequartista/genio offensivo, uno dei talenti più ambiti d’Europa.

  • Jeremie Frimpong: esterno offensivo travestito da terzino, velocità e gamba.

  • Milos Kerkez: terzino sinistro moderno, atletico, aggressivo.

  • Giorgi Mamardashvili: portiere di altissimo profilo internazionale.

  • Hugo Ekitike: attaccante giovane e costoso, chiamato a esplodere ad Anfield. The Guardian+1

  • Alexander Isak: il colpo più rumoroso, pagato oltre 120 milioni di sterline, record britannico. Wikipedia+2Sky Sports+2

Spesa complessiva: circa 500 milioni di euro, con il Liverpool in testa alla classifica dei club più spendaccioni in Europa. Wikipedia+2Sky Sports+2

Questo tipo di mercato manda un messaggio chiaro:

“Non siamo solo campioni, vogliamo restarlo a lungo.”

Ma c’è un rovescio della medaglia:

  • il tempo di adattamento dei nuovi,

  • lo stravolgimento degli equilibri di spogliatoio,

  • il rischio di perdere identità in mezzo a tanti innesti.

E se i risultati non arrivano subito, l’etichetta da “squadra da 500 milioni” si trasforma in un boomerang mediatico.


3. Il trauma della morte di Diogo Jota

Nel mezzo di questa rivoluzione tecnica ed economica, arriva la tragedia: Diogo Jota muore in un incidente d’auto il 3 luglio 2025. Wikipedia+1

Il club reagisce con un gesto fortissimo:

  • ritiro definitivo del numero 20,

  • tributi continui,

  • messaggi ufficiali che parlano di “famiglia devastata”.

Per lo spogliatoio non è solo la perdita di un compagno di squadra:

  • è la scomparsa di un amico,

  • di un volto quotidiano dei loro allenamenti,

  • di un protagonista della corsa al titolo precedente.

La psicologia dello sport è chiarissima: eventi traumatici di questo tipo possono minare concentrazione, motivazione, senso di sicurezza per mesi. Gli studi sulla “trauma exposure” negli atleti mostrano cali di performance significativi dopo lutti o eventi scioccanti interni al gruppo.

In altre parole: non puoi chiedere alla stessa squadra, senza elaborare il lutto, di giocare come se nulla fosse.


4. Tattica e identità: Slot tra evoluzione e confusione

Il Liverpool di Slot è diverso dal Liverpool di Klopp:
meno caos organizzato, più struttura; meno “gegenpressing puro”, più costruzione manovrata. Wikipedia

La scorsa stagione tutto ha funzionato quasi subito, ma ora Slot è chiamato a fare un passo ulteriore: integrare campioni nuovi in un sistema già vincente.

Problemi chiave:

  • Florian Wirtz deve trovare la sua zona di comfort tra le linee senza togliere spazio creativo a Salah.

  • Isak ha bisogno di un contesto che lo serva negli ultimi 20 metri, non di un sistema che lo costringa a giocare spalle alla porta lontano dall’area.

  • Frimpong e Kerkez spingono tanto, ma questo apre buchi dietro se la transizione difensiva non è perfetta.

  • La difesa, privata di punti fermi come Jota in pressing alto e di riferimenti consolidati, appare più esposta, come dimostrano le sconfitte pesanti in campionato e coppa. Wikipedia

La sensazione è quella di una squadra a metà del guado: non più quella del passato, ma non ancora la versione definitiva che Slot ha in testa.


5. La tabella di marcia: perché l’11° posto fa così rumore

A rendere tutto più clamoroso è il contrasto:

  • da campioni in carica a metà classifica,

  • da macchina da punti a squadra che incassa 0-3 ad Anfield con avversari sulla carta inferiori. Wikipedia

In Premier League non sei mai al sicuro:

  • gli investimenti degli altri club sono enormi,

  • ogni passo falso viene amplificato,

  • ogni crisi viene raccontata come “fine di un ciclo” anche quando si tratta solo di una fase di transizione.

Per il Liverpool, però, c’è un elemento in più:
la narrazione pubblica è passata in pochissimi mesi da “nuovo ciclo d’oro” a “crisi da 500 milioni”.


6. Le possibili cause della crisi (tecniche e psicologiche)

Riassumendo, la crisi del Liverpool oggi sembra avere tre radici principali:

  1. Pressione da campioni in carica

    • Qualsiasi risultato diverso dal dominio viene percepito come deludente.

  2. Squadra rivoluzionata in poco tempo

    • Tanti nuovi volti, gerarchie da ricostruire, meccanismi da oliare.

  3. Shock emotivo per la morte di Jota

    • Lutto personale, vuoto tecnico, simbolico e umano nello spogliatoio. Wikipedia+1

A questo si aggiungono i classici fattori: infortuni, calendario intenso, nuove dinamiche tattiche da assimilare.


7. Crisi passeggera o inizio di una discesa?

È la domanda che tutti si fanno.

Gli elementi per una crisi passeggera ci sono:

  • rosa fortissima,

  • giocatori di enorme talento,

  • società solida,

  • allenatore con idee chiare.

Ma perché resti passeggera, la società dovrà:

  • dare tempo a Slot di integrare davvero i nuovi,

  • supportare psicologicamente lo spogliatoio dopo la tragedia Jota,

  • resistere alla tentazione di rivoluzionare ancora dopo ogni sconfitta.

Se invece scatterà il panico e si cercheranno capri espiatori (allenatore, singoli big), la crisi rischia di diventare strutturale.

Nazionale, una crisi senza fine

domenica 23 novembre 2025 | 0 commenti

La crisi della Nazionale Italiana di Calcio: analisi, cause e vie d’uscita 

La Nazionale italiana di calcio vive uno dei momenti più difficili della sua storia recente. Non è soltanto la mancata qualificazione diretta al prossimo Mondiale o la sconfitta cocente subita contro la Norvegia national football team a San Siro; è un disagio più profondo, che coinvolge sistema, mentalità, formazione, competenze e fiducia. In questo post analizzeremo i fatti dell’attualità, le cause principali del declino, le conseguenze per tutto il mondo del calcio italiano e – infine – alcune possibili vie di uscita.


1. Dove ci troviamo: lo stato attuale

Negli ultimi anni, la Nazionale ha perso continuità nei risultati. Mentre una volta l’Italia era considerata tra le favorite nelle competizioni internazionali, oggi si trova in bilico, addirittura a rischio di non partecipare ai FIFA World Cup 2026. ByoBlu - La TV dei Cittadini+3Famiglia Cristiana+3The Over Magazine+3

Un episodio simbolico: la sconfitta casalinga per 4-1 contro la Norvegia, uno dei momenti più critici. The Over Magazine Anche figure storiche come Gianluigi Buffon non si nascondono: «Paghiamo errori di vent’anni fa… stiamo vivendo un periodo di transizione e non abbiamo capito quale strada prendere». Sport Mediaset+1

In parallelo, emergono altri segnali:

  • Un sondaggio rileva che l’83% degli intervistati ritiene che la scarsissima presenza di giocatori italiani nella Serie A abbia un impatto negativo sulla Nazionale. Secolo d'Italia

  • Il dibattito sul sistema giovanile e sulla mancanza di coraggio nell’uso dei giovani è sempre più acceso. PianetaLecce+1

In sintesi: la crisi non è circoscritta alla panchina o a un ciclo sfortunato. È sistemica.


2. Le cause principali

Vediamo alcune delle cause più rilevanti del declino, con evidenze e riflessioni.

2.1 Mancanza di una visione di lungo termine

Secondo Buffon e altri addetti ai lavori, l’Italia ha vissuto sull’onda del successo (Mondiale 2006) senza costruire i presupposti per il futuro. «Ci siamo adagiati sulla nostra forza», dice Buffon. Sport Mediaset

Senza una pianificazione solida, le strutture, la formazione e le strategie si sono frammentate.
In un articolo si evocano «quasi vent’anni di storia che si ripete identica». Game of Goals

2.2 Sistema giovanile e crescita del talento

Molti osservatori sostengono che il problema non sia l’assenza di talento a priori, ma l’incapacità di farlo emergere e maturare. Famiglia Cristiana+1

Ad esempio:

  • Il tecnico Alessandro Di Francesco segnala che nei settori giovanili italiani si lavora troppo sulla tattica e sul fisico, poco sulla tecnica e sulla crescita del calciatore come individuo. PianetaLecce

  • Il sondaggio citato prima evidenzia che il reclutamento massiccio di stranieri nella Serie A impoverisce il bacino dei giovani italiani. Secolo d'Italia

In sostanza: un talento che non trova un percorso chiaro rischia di disperdersi.

2.3 Sovraccarico tattico e stilistico del calcio italiano

Un altro fattore è l’eccessivo focus sul tatticismo: difesa, schema, rigore, piuttosto che inventiva e libertà. In tempi in cui il calcio internazionale premia la velocità, l’ampiezza e la creatività, l’Italia appare “appesantita”. Famiglia Cristiana+1

Inoltre la scelta di giocatori dalla struttura fisica imponente sembra spesso prevalere rispetto alla destrezza tecnica riferita nei settori giovanili. PianetaLecce

2.4 Crisi di identità e mentalità

La sconfitta con la Norvegia ha messo in luce anche problemi psicologici: cali mentali, incapacità di gestire momenti critici della partita, mancanza di continuità. Sport Mediaset+1

Quando una squadra ha la storia, la tradizione e il peso dell’attesa, perdere terreno – anche solo psicologicamente – può essere fatale.

2.5 Ruolo della Serie A e del contesto club-nazionale

Il campionato italiano sta subendo un ridimensionamento rispetto ad altri campionati europei. Questo si riflette sul livello competitivo, sull’attrazione per i giovani, e sulle opportunità.
Il fatto che molti club preferiscano puntare su giocatori stranieri, a scapito del prodotto “italiano”, mina la base di partenza della Nazionale. Secolo d'Italia+1


3. Le conseguenze

Le implicazioni di questo declino sono molteplici, e riguardano non solo la Nazionale, ma l’intero ecosistema calcistico italiano.

  • Rischio non partecipazione al Mondiale (o nuovo flop ai playoff): perdere per la terza volta di fila l’accesso via qualificazione diretta sarebbe un danno enorme per immagine e progettualità. ByoBlu - La TV dei Cittadini+1

  • Disaffezione del pubblico: quando una Nazionale non dà motivi di entusiasmo, cresce la distanza emotiva.

  • Minor attrazione per i giovani: se non esiste un futuro credibile nella Nazionale, anche il talento può orientarsi altrove.

  • Effetto domino sul sistema calcistico nazionale: club, settori giovanili, sponsor e media risentono della debolezza della rappresentativa nazionale.

  • Ridimensionamento del prestigio internazionale: una volta l’Italia era un punto di riferimento, ora rischia di diventare “una nazionale fra tante”.


4. Cosa si può fare: proposte e riflessioni

Non è tutto perduto. Ecco alcuni spunti concreti per invertire la rotta.

4.1 Ripartire dal basso con pazienza

La ricetta indicata da Buffon e altri è chiara: «Ripartire dai ragazzi di 7-13 anni». Sport Mediaset
Questo significa:

  • Maggiore investimento nei settori giovanili.

  • Più allenatori formati sullo sviluppo tecnico individuale, meno solo tattica.

  • Creazione di percorsi di crescita che non siano frammentati o troppo orientati al risultato immediato.

4.2 Dare spazio ai giovani in Serie A e nei club

Se i giovani italiani non giocano nei club, difficilmente maturano per la Nazionale. Le squadre devono essere incentivate (anche moralmente) a dare fiducia ai giovani, anche con errori, perché è parte del percorso.
Come osservato da Di Francesco: «La fiducia non va data di default, si guadagna con gli atteggiamenti… Il coraggio deve stare da entrambe le parti». PianetaLecce

4.3 Modernizzare il modello di gioco

Serve un salto di mentalità: non basta “prendersi la partita” con schemi tradizionali, bisogna reinterpretare il calcio odierno. Questo non significa rinnegare il DNA difensivo italiano, ma integrarlo con fluidità, tecnica, creatività.
Ad esempio puntare su calciatori giovani dalle capacità tecniche e visione di gioco, piuttosto che solo struttura fisica.

4.4 Rafforzare il collegamento club–nazionale

La crisi della Nazionale Italiana di Calcio: analisi, cause e vie d’uscita

I club e la Federazione devono lavorare mano nella mano. Non basta che la Nazionale venga dopo; serve un progetto condiviso: stili di gioco simili, valorizzazione dei giovani, cultura della Nazionale.
La presenza di tanti stranieri nella Serie A è un segnale: serve equilibrio per garantire che la nazionale abbia un ampio bacino di talento. Secolo d'Italia

4.5 Creare stabilità tecnica e di progetto

Spesso le panchine, i modelli e le strategie cambiano troppo rapidamente: serve stabilità, coerenza, credibilità. Un ciclo di rinnovamento non si costruisce in poche settimane.
Come sottolineato da più fonti, sono errori del passato che pesano nel presente. Sport Mediaset+1


5. Un appello al tifoso e all’osservatore

Per il tifoso, per l’osservatore attento, per chi ama la Nazionale: questo è il momento di restare vicini. Non soltanto nei momenti di vittoria, ma soprattutto in quelli di difficoltà.
Perché la vera resilienza sportiva si misura anche nella capacità di tornare più forti dopo una crisi.

Quando la Nazionale tornerà competitiva, se lo farà partendo da una base solida, allora potremo dire che abbiamo assistito non solo a una “crisi temporanea”, ma a una vera ristrutturazione. E questo può restituire fiducia, identità e speranza.


6. Conclusione

La crisi della Nazionale italiana non va letta come un semplice “momento negativo”, ma come un segnale di allarme per tutto il movimento calcistico italiano. Le cause sono molte: dalla formazione dei giovani, alla mentalità, dal modello di gioco alla struttura del campionato. Le conseguenze sono tangibili: perdita di identità, ridotta competitività, mancanza di entusiasmo.

La buona notizia è che non è tardi per cambiare rotta. Ma serve volontà, tempo, strategia e pazienza. Il primo passo è riconoscere la realtà senza aggrapparsi a nostalgie o illusioni: guardare con lucidità cosa non ha funzionato e costruire un progetto nuovo.

Se tutto questo avverrà, potremo davvero sperare che la Nazionale torni al netto delle mode e dei riflettori, ma con la sostanza e la qualità che negli anni l’hanno resa grande.

Il pallone italia si è sgonfiato

sabato 11 dicembre 2021 | 0 commenti

 Scandali, plusvalenze, arresti eccellenti stanno distruggendo il calcio italiano.


Insigne


Una Champions dolce e amara per le italiane

venerdì 10 dicembre 2021 | 0 commenti

Milan fuori dalle coppe, Atalanta quasi, bene l'Inter, benissimo la Juve

emoticon



L'ultimo turno di Champions e i suoi verdetti lasciano un pò di amaro in bocca per l'eliminazione del Milan da ogni competizione e per l'Atalanta che approda, da terza in Europa League.
La parte dolce della giornata è il primo posto della Juve che scavalca all'ultimo secondo il Chelsea e per l'Inter che riesce a qualificarsi per gli ottavi malgrado la sconfitta col Real Madrid.


Cosa ci ha detto questo ultimo turno?

bayern



Un Liverpool già qualificato e primo in classifica batte il Milan capolista in Italia. E' la prova che il nostro calcio è molto distante da quello inglese che oggi spadroneggia in Europa.

E' proprio questo il dato su cui riflettere. Per un pò di tempo le Inglesi sono state al vertice insieme a Real e Barcellona e al Bayern Monaco.
La pandemia e la gestione economica scriteriata hanno di fatto eliminato le Spagnole. Il Barcellona, infatti non è riuscito a qualificarsi e il Real ha subito sconfitte inusuali come quella con lo Sheriff.

Resiste il Bayern, campione di Germania che riesce a coniugare una politica virtuosa e investmenti mirati che le consentono di essere al vertice europeo anche con l'ausilio di qualche campionissimo che ha in squadra Lewandosky su tutti.

Il calcio inglese è sopra a tutti. Negli anni gli investimenti faraonici hanno scavato un solco con le altre squadre che oggi non sono in grado di competere nemmeno con squadre che in patria fanno fatica come il Manchester United.

Caso  a parte il PSG che nulla ha da invidiare in tema di investimenti alle inglesi, ma che ha assemblato una squadra in stile Globettrotters che per ora manca di identità e con una carta di identità dei suoi atleti decisamente elevata.

Le squadre italiane

Inter





Miracoloso il primo posto della Juve che è il frutto della vittoria casalinga contro il Chelsea ottenuta quando la squadra di Tuchel era in un momento di scarsa forma. In più il Chelsea si è fatto sorprendere dalla combattività dello Zenit che pur essendo certo del terzo posto ha onorato la competizione giocando una partita gagliarda.

L' Inter ha perso le due partite col Real, denotando una certa fragilità psicologica nell'affrontare squadre di blasone, ma è riuscita nell'impresa della qualificazione soprattutto grazie alle due vittorie con lo Sheriff che nei primi due turni aveva sorpreso sottraendo punti Real e Shaktar.

L' Atalanta, invece esce ridimensionata dall'Europa. Per molti commentatori la squadra di Gasperini è la più europea delle Italiane, ma l'ultima partita con il Villareal ha fatto capire che la distanza dalle altre squadre europeee è ancora tanta. Il Villareal, infatti è in crisi nel campionato spagnolo anche se Emery l'allenatore è un esperto di coppe europee avendo vinto col Siviglia e col Villareal stesso.

Il Milan è stato completamente estromesso dalle coppe, ma forse è la squadra che meglio si è comportata. E' un paradosso, ma in tutte le partite tranne quelle col Porto i rossoneri si sono battuti alla pari e con l'Atletico a Milano meritavano ampiamente la vittoria.  Un pò di inesperienza e braccino corto hanno determinato l'eliminazione. Il girone del Milan poi era oggettivamente dificile.

Le prospettive

Milan



La Juve potrebbe nell'anno in cui sembra in difficoltà fare molta strada in Champions. La squadra ha l'esperienza necessaria per fare bene e un paio di sorteggio buoni la potrebbero catapultare in semifinale. Di lì in poi se la squadra si troverà in ottime condizioni fisiche ogni sogno potrà realizzarsi.

L'Inter avrà più difficoltà. Da seconda affronterà una squadra forte e per ora i neroazzurri sembra che non abbiamo la necessaria personalità per affrontare le big europee.

L'Atalanta in Europa League potrà fare dei passi avanti. anche in questo caso molto dipenderà dai sorteggi. La squadra di Gasperini ora ha un pò di esperienza in più e non soffrirà di complessi di inferiorità con squadre meno blasonate, anache se in Europa lEague troverà Barcellona, Borussia Dortmund, Lipsia.

Il Milan si concentrerà sul campionato. L'esperienza dell'Inter dello scorso torneo porta a pensare che i rossoneri siano i veri favoriti della competizione nazionale.

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Il Sarrismo è finito

giovedì 2 dicembre 2021 | 0 commenti

 Ancora 4 gol incassati dalla Lazio ieri nel posticipo della serie A


Sarri



Sarrismo un neologismo accettato anche dall'Accademia della Crusca che voleva dire un modo nuovo di intendere il calcio fatto di pressing, difesa alta, corti passaggi e possesso palla.

Un Napoli da sogno


La realizzazione di questo progetto di gioco aveva trovato la sua massima espressione nel Napoli, quando l'allenatore di Figline aveva proposto una squadra in grado di battersi ad armi pari contro la corazzata Juve e raggiungere la bellezza di 91 punti senza però riuscire a vincere.

L'avventura al Chelsea


Dopo le prodezze napoletane Sarri andò al Chelsea dove vinse un'Europa League, ma a Londra rimase solo un anno attratto dalle proposte della Juve che messo da parte Allegri ritenuto vincente solo in Italia voleva proporre aattraverso Sarri il bel gioco che le avrebbe consentito di vincere l'agognata Champions.

Sarri accetta la Juve


Il Sarrismo , che già scricchiolava a Londra, andò in crisi a Torino perché i senatori bianconeri non gradivano le modalità di gioco e di allenamento di Sarri. Lo scudetto arrivò lo stesso visto lo strapotere teccnico dei bianconeri, ma Sarri non conquistò mai l'ambiente juventino per il suo modo di fare ritenuto poco consono allo stile Juve e forse anche per i suoi trascorsi da avversario quando era a Napoli.

Un anno di stop a godersi i soldi della Juve e per questo rifiutò la chiamata in corso d'anno del Napoli in crisi con Gattuso.

Quest'anno la Lazio, vedova di Inzaghi approdato a Milano sponda Inter. chiama  Sarri che ha voglia di rimettersi in gioco e accetta la proposta di Lotito. 

E a Roma il Sarrismo va in crisi.


La Lazio abituata da anni a giocare a tre in difesa non si adatta ai  nuovi schemi di Sarri. Calciatori di spessore come Luis Alberto vanno in crisi perchè le disposizioni tattiche di Sarri sono troppo rigorose. Come sempre l'attacco funziona con Pedro che si esalta come il miglior Mertens e Immobile che continua a segnare.

I risultati nel complesso sono deficitari, ma quello che conta non vi è traccia di quel gioco spumeggiante che aveva caratterizzato l'avventura  di Sarri a Napoli.

A questo punto è lecito chiedersi, ma il Sarrismo è mai esistito?


Era il gioco di Sarri a rendere grande quel Napoli o erano i calciatori a essere così forti da rendere il copione di Dell'allenatore irresistibile?

Quel Napoli aveva in squadra fior di calciatori come Mertens, Insigne, Higuain, Albiol, Jorginho, Hamsik e Koulibaly che sono nettamente più forti dell'attuale rosa della Lazio.

Torna, quindi il vecchio dilemma su quanto conti avere un allenatore forte e quanto in realtà contino i calciatori.
Nel caso di Sarri sembra evidentte che i calciatori sono preponderanti. Le regole di Sarri si esaltano con interpreti pronti al sacrificio e forti , ma sono addirittura deleterie quando i giocatori sono meno forti.

La Lazio peggiore scelta possibile


Paradossalmente la situazione della Lazio è la peggiore. In una squadra debole, fatta da giovani l'applicazione parossistica dei movimenti del gioco di Sarri porterebbe a buoni risultati. In una squdara forte con calciatori disponibili a credere nel progetto sarriano, come accadde a Napoli, i risultati possono essere sorprendenti. In una realtà come quella della Lazio, squadra non di primissima fascia, ma con calciatori abituati a essere nelle prime posizioni della serie A è più difficile far accettare i concetti di gioco di Sarri.

A rendere meno amara l'analisi sulla fine del Sarrismo c'è da dire che Reina è da anni un ex portiere, che la difesa non è all'altezza e che le caratteristiche di molti calciatori non sono quelle adatte al gioco di Sarri.

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L' Atalanta corre come un treno

mercoledì 1 dicembre 2021 | 0 commenti

 Atalanta Venezia 4 a 0

Una vittoria netta 

Netta, nettissima la vittoria dell' Atalanta contro il Venezia. Il pronostico era chiaramente tutto a favore degli Orobici, ma la semplicità con cui la squadra di Gasperini si è sbarazzata della squadra veneta è stata una dimostrazione di forza notevole.

Una generazione di non fenomeni

giovedì 18 novembre 2021 | 0 commenti

 In Italia non ci sono campioni

Perchè l'Italia potrebbe non andare ai mondiali.


Ci si interroga in questi giorni del fallimento, per ora, della qualificazione ai mondiali di calcio.

La situazione è alquanto complicata e di difficile interpretazione.

Da un lato siamo i Campioni d'Europa in carica oltre ad aver fatto una buona figura anche nelle finali di Nation League.

Se, invece andiamo ad analizzare le ultime prestazioni ci accorgiamo che la squadra azzurra non è stata capace di produrre nessun tipo di gioco offensivo in special modo nell'ultima partita contro i Nordirlandesi.

Calciatori non decisivi


calcio



Le ragioni di questa presunta trasformazione in negativo sono molteplici, ma il dato che mi viene da analizzare è quello dell'assoluta mancanza di fuoriclasse.

L'Italia che si è presentata alle partite decisive era in cattivo stato di forma nei suoi uomini migliori e annoverava parecchie assenze.

In casi come questile partite si possono risolvere solo se all'intermo di una squadra vi sono dei campioni assoluti.Parlo di quei calciatori che che con una giocata possono risolvere situazioni intricate.

Purtroppo è da troppo tempo che l'Italia non produce uno o più calciatori di tale livello.

Gli ultimi sono stati Baggio, Totti e appena dietro Del Piero.

Parlo chiaramente del reparto offensivo perchè in difesa i vari Maldini e Baresi avevano le stimmate del campione.


Chi sono ogg
Insigne

i i migliori calciatori in circolazione?



Insigne, Chiesa,  Immobile, Barella, Verratti e Jorginho.

Tutti ottimi calciatori, solo i primi tre attaccanti, ma nessuno che si possa definire un campione, un fuoriclasse assoluto.

Questi tipi di calciatori sono in grado di produrre giocate interessanti e anche spettacolari, ma spesso le stesse avvengono in concomitanza di partite mnori, col risultato già acquisito.
Quasi mai questi calciatori sono decisivi nei momenti che contano, per risolvere certe partite ci vogliono quegli atleti che negli USA vengono definiti vincenti.


I fuoriclasse: Jordan, Lebron, Maradona, Ronaldo

ronaldo



Un vincente è un Michael Jordan, un Lebron o un Ronaldo che al momento decisivo ti piazzano l'acuto decisivo. Si tratta di quei soggetti che dannoil meglio di loro stessi quando vengono sottoposti a pressioni che sanno gestire con semplicità.

I buoni giocatori quasi sempre verranno a mancare nei momenti decisivi, nelle partite della vita.

Qualcuno potrebbe obiettare che l'Italia ha appena vinto una finale, ma non dimentichiamo che semifinale e finale si sono risolte i calci di rigore e che le prestazioni con Spagna e Inghilterra non furono esaltanti.

All'orizzonte purtroppo non si intravedono talenti assoluti. ci sono una serie di calciatori promettenti come Lucca del Pisa, ma non c'è un Neymar, un Messi o un Mbappè tra di loro.

Questa mancanza di atleti di valore assoluto non ci impedirà di vincere ancora sfruttando quelle che sono sempre state le nostre doti peculiari: l'organizzazione, la tattica  e la ferrea applicazione difensiva.

Per gli spareggi c'è da augurarsi che i calciatori italiani siano al massimo della forma e che Mancini riesca ad alleggerire le pressioni.

Quali sono i motivi dell mancanza di talenti?

football


  • Minore passione per il calcio


La prima ragione è che in Italia meno persone giocano al calcio. Altri sport, come il nuoto, il basket,ma anche minori come le arti marziali o il rugby fanno concorrenza all'italico pallone.
C' è da aggiungere che gli impianti soprattutto al sud scarseggiano.

  • Troppi tatticismi


Un'altra pecca è quella dell'eccessiva attenzione alla tattica a discapito della tecnica di base e la rincorsa ossessiva del risultato anche a livello giovanile.
Tutti questi fattori fanno sì che vi siano ottimi calciatori preparati atleticamente e tatticamente, ma meno preparati sulla tecnica di base e sulla capacità di adattamento a vari ruoli e situazioni di gioco.

  • I settori giovanili


Le società poi non investono sui settori dei pulcini e dei giovanissimi preferendo importare ragazzotti da ogni parte del monddo sperando che tra di loro esploda un campione col solo scopo di effettuare una plusvalenza.

A tale situazione non pone rimedio la Federazione calcio intenta più a beghe politiche interne che allo sviluppo del settore.



 
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