La fine di un'epoca
Credo che sia una decisione che il Cavaliere abbia già maturato nel proprio cuore, ma che ancora non si è espressa compiutamente.
Cedere il Milan rappresenterebbe l'atto finale di uno dei protagonisti della nostra storia recente.
Le vittorie in Italia e in Europa, il simbolo di un uomo cui nulla era negato, dalle belle donne ai grandi calciatori, oggi non c'è più.
La squadra rossonera arranca nel mezzo della classifica del campionato, inanellando sconfitte e brutte figure.
Non ci sono più i grandi campioni: Gullit, Van Basten, Sheva, Kaka sono un pallido ricordo.
Al loro posto, come dei fantasmi si aggirano Cerci, Bonaventura, Montolivo e Pazzini.
In panchina non siede più il guru Sacchi, ma Pippo Inzaghi chiamato a un compito per lui troppo grande.
Berlusconi accusa il peso degli anni, ha tentato di riprendere in mano la situazione, si è fatto vedere a Milanello, ha dispensato consigli e ottimismi, ma il suo fascino è in decadenza.
La Waterloo del Cavaliere sembra essere sempre più vicina.
Napoleone fu abbandonato dai suoi Marescialli e dai suoi parenti e anche a Berlusconi sta capitando la stessa cosa.
Il fido Galliani non riesce più a mettere toppe, il suo genio, le sue conoscenze, la sua abilità politica non bastano a rimettere in piedi la squadra. L'erede, invece, Barbara Berlusconi non ha le qualità, l'esperienza per dirigere la compagine rossonera.
Sarà difficile per il Cavaliere cedere il suo giocattolo preferito, ma ancor più brutto sarà per lui vederlo disintegrare davanti ai propri occhi senza poter far nulla.
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